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La guerra che mette in crisi il granaio d’Europa

Sono ormai passati 62 giorni dall’invasione che Putin ha messo in atto bei confronti dell’Ucraina, ma è solamente da qualche giorno che ha preso ancora più forza riguardo una delle esportazioni più importanti che caratterizza proprio l’Ucraina, il grano.

Il “granaio d’Europa” è a rischio

Definito il granaio d’Europa, secondo le stime realizzate dall’Unione Europea, il conflitto potrebbe ridurre di circa 20 milioni di tonnellate la commercializzazione del grano tra il 2022 e 2023. L’export di grano ucraino soddisfa un fabbisogno mondiale di circa il 10%, posizionandosi come uno dei maggiori esportatori al mondo.

Questo bene di prima necessità non arriva solamente in Europa, ma risulta essere di fondamentale importanza anche per i paesi del Nord Africa e Medio Oriente, che soddisfano il fabbisogno interno grazie all’ucraina.

 

Molte navi mercantili sono tutt’ora ferme all’interno del mar nero. I porti di Odessa e Mykolav sono al momento bloccati a causa del posizionamento di mine marittime da parte delle navi da guerra russe. Questo sta spingendo la comunità europea a trovare soluzioni alternative al trasporto di cereali, come: treni, camion e aerei.

 

Una situazione di questo tipo genera una reazione a catena, che comporta l’aumento del prezzo delle materie prime e un’impennata dei prodotti sugli scaffali. Il consumatore finale è perciò colui che ci rimette maggiormente nell’intero processo di rialzo dei prezzi.