“Innovazione” è ormai una parola che è entrata a pieno titolo nei nostri discorsi quotidiani ed abbiamo imparato a viverla pressochè in tutti i frangenti nella nostra vita. Per prendere piede, però, c’è sempre bisogno da una base da cui partire e spesso le novità nascono proprio da qualcosa di sedimentato e con radici ben solide e consistenti: stiamo parlando proprio della tradizione.
In ambito culinario non può essere diverso e quindi ci siamo domandati: chi è stato il pioniere dei libri di cucina in Italia?
La tradizione italiana in cucina grazie a Pellegrino Artusi
Prima di diventare tradizione e pilastro della cultura letteraria culinaria, Pellegrino Artusi si può definire come l’innovatore per antonomasia di questo settore: La Scienza in Cucina e l’Arte di Mangiar Bene, è questo il titolo del primissimo libro di cucina della tradizione italiana.
Un manuale scritto di suo pugno che ha visto la luce nel 1891 e che è stato rieditato, sempre a spese del suo autore, per ben 15 volte sino alla morte dello stesso nel 1911 all’età di 90 anni. Questa continua riedizione e miglioramento di un libro ci fanno presto comprendere la cura e l’amore che Artusi ha riversato in questo volume, un esercizio di minuziosa rifinitura mai banale e scontata che unisce ora 790 ricette, tutte provate e testate dallo stesso autore insieme al suo cuoco, Francesco Ruffili.
Di cosa parla “La Scienza in Cucina e l’Arte di Mangiar Bene”?
Cosa contiene questo libro? Contiene tutto ciò che riguarda la cucina e il cucinare con un linguaggio comprensibile e compreso da tutti, un libro per tutti che vuole andare ad abbracciare il ceto medio-basso della popolazione.
Nel suo libro, tra l’altro, Pellegrino Artusi si è caricato l’onere ed onore di diffondere la cultura del cibo regionale in varie regioni, cercando di insegnare ai toscani ciò che mangiano i siciliani, agli emiliani quello che consumano i piemontesi e così via. Tutto inserito in una cornice di esempi chiari e pratici, con disegni rappresentativi – ad esempio – della dimensione che dovrebbe avere un disco perfetto per i cappelletti.
Le ricette presenti in questo libro, tra l’altro, non sono appannaggio o esclusiva di tempi ormai passati perchè infatti, se ci si cimenta, tutte le ricette riportate sono facilmente eseguibili anche al giorno d’oggi ed il sapore non è stantio o vecchio, ma raccoglie un’amalgama di ricordi, tradizione ed eredità culinaria italiana.
Un ricettario, o molto di più?
Comunque non sono presenti solo ed esclusivamente ricette, infatti la sua opera non si pone come “ricettario” quanto piuttosto come un vero e proprio libro di cucina in cui sono riportati anche aneddoti, spiegazioni anche scientifiche dell’importanza del cibo, testimonianze e curiosità per far vivere un’esperienza a tutto tondo. È curioso e fa sorridere come Pellegrino Artusi, tra le tante vicende quotidiane e ricette culinarie presenti nel suo libro, racconti anche di come il cibo possa essere curativo dell’organismo in un periodo complesso come quello dell’epidemia del colera, da lui scampata con solo qualche lieve dolore.
E se l’innovazione fosse solo una ri-lettura (dato che di libri di cucina stiamo parlando) della tradizione? Non lo sappiamo, ma Pellegrino Artusi ha scritto un libro più di 130 anni eppure sembra che stia raccontando un presente perpetuo.
Intanto, possiamo dire che è in parte merito suo e del suo libro se possiamo goderci (e vantarci) di ricette capaci di conquistare anche i palati più difficili.